L'utilizzo dei Pastori Abruzzesi nella protezione della fauna protetta in Australia
 

di Marco Petrella

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Chi conosce l’Abruzzo sa dell’esistenza di grossi cani bianchi utilizzati sopratutto a difesa degli animali da cortile e soprattutto di pecore.
Ma l’Abruzzese non è famoso solo in Abruzzo, anzi, all’estero sta facendo stupire le popolazioni locali che mai avrebbero pensato ad un uso così utile di questi cani che grazie al loro lavoro sono riusciti la dove costosi progetti avevano fallito.
In Australia la stampa locale ha dato molto risalto ad alcuni cani Abruzzesi usati per proteggere una colonia di pinguini.
In Australia, questi cani sono stati introdotti da diversi anni ed ora hanno un numero di esemplari assai diffuso.
Un allevatore di polli Australiano Allan Swarp, detto "Swampy" ha deciso di provare a difendere la colonia di pinguini a Middle Island di Warrnambool's usando dei pastori Maremmano Abruzzesi.
È cosi che ha preso uno dei suoi quattro cani Abruzzesi chiamato Oddball e lo ha messo a difesa dei Pinguini.
All’inizio il cane ha avuto qualche problema ad integrarsi nel gruppo di pennuti rimediando anche una beccata sul muso che gli è costata una ferita ma poi le cose sono andate meglio ed alla fine Oddball è stato accettato nel gruppo.
La popolazione di pinguini presenti sull’isola da Novembre a Febbraio era oramai prossima all’estinzione a causa delle frequenti incursioni da parte delle volpi.
Dei 2000 pinguini presenti nel 1990 ne erano rimasti solo 27 ma poi grazie al lavoro di Oddball il mese dopo il suo arrivo ne sono stati contati 70.
L’uso degli Abruzzesi nella difesa del gregge era, ovviamente, già conosciuto da tempo ma il suo utilizzo nella protezione di specie in via di estinzione è una piacevole novità che ha avuto molto risalto nella stampa di tutto il mondo.
Ian Fitzgibbon, assessore all’ambiente del consiglio comunale di Warrnambool ha detto che la popolazione è molto eccitata dal progetto e che in molte nazioni con analoghi problemi stanno guardando con interesse all’iniziativa.
Le autorità locali hanno così deciso di affiancare a Oddball altri due cuccioli chiamati Electra e Neve e quindi di prolungare il progetto iniziato nel novembre 2006.
Del progetto si è interessato anche il DSA (Department of Sustainability and Environment regional biodiversity) il cui manager Craig Whiteford non ha escluso che l’uso di questi cani non possa essere esteso ad altre isole e coste.
L’eccessivo clamore creato intorno all’iniziativa hanno fatto aumentare il numero di visitatori abusivi che incuriositi si recano sull’isola ad osservare i cani al lavoro con il rischio di far fallire il progetto.
Le autorità hanno vietato così l’accesso all’isola durante tutto il progetto e stabilito una multa di 500 dollari per i trasgressori.
Gli studiosi che monitorano l’area hanno detto che da quando ci sono questi cani non sono state rilevate impronte di volpi.
Alcune impronte sono state rilevate nella baia di Stingray ma nessun attacco è stato rilevato.
Da quando ci sono i cani nessun uccello marino è stato ucciso sull’isola.
Soddisfazione è stata espressa ovviamente anche dall’Abruzzo.
Dice Marco Petrella: - sono sempre di più gli studiosi che vengono qua a vedere da vicino i nostri cani o che ci chiedono informazioni e questo non può che farci piacere.
Io personalmente ho intrapreso relazioni con vari studiosi e associazioni interessate ai nostri metodi di protezione e spedito cani in varie parti del mondo.
Un cucciolo maschio, di nome Roccia, doveva esser spedito anche in Australia ma purtroppo è stato rubato durante il periodo di quarantena.
È molto importante collaborare a questi progetti sia perché così valorizziamo la nostra regione sia perché così si contribuisce anche alla salvaguardia della fauna protetta e del bestiame da allevamento con metodi naturali.
Inoltre, la particolare conformazione di alcune zone montuose, come negli Usa, assai simili all’Abruzzo, ci consentono di valutare se i cani selezionati sono adatti al loro lavoro potendo anche usufruire di strumenti tecnologici all’avanguardia utili per scoprire eventuali problemi genetici e porvi rimedio in fase di selezione.
“L’Abruzzese sta diventando, quindi, un valido strumento di protezione della fauna selvatica oltre ad essere un utile strumento di promozione della nostra regione”. È questo il messaggio lanciato da Marco Petrella nel corso di alcuni servizi televisivi e giornalistici realizzati a Pratola ed in altre zone d’Abruzzo e trasmessi in note emittenti televisive italiane ed estere.
La gente ha così potuto capire che per salvare i propri animali non è necessario lasciare esche al cianuro o sparare ad un lupo o ad un orso.
L’interesse per i cani abruzzesi è tale che alcune nazioni stanno valutando l’ipotesi di inviare in Abruzzo dei pastori per imparare le tecniche di protezione usate qui.
È probabile, dice Petrella che già nel 2008 un gruppo di allevatori del nord Europa giunga a Pratola per conoscere meglio le nostre montagne ed i nostri cani.
Tuttavia, queste iniziative sono realizzate senza l’aiuto della regione e di altri enti ma solo grazie all’impegno profuso dai singoli.
A fronte di richieste di collaborazione provenienti da ogni parte del mondo non ne è giunta mai nessuna dagli enti locali presenti in Abruzzo.
Non serva a nulla legiferare una legge che salvi il nome se poi non si fanno analoghi interventi per salvaguardare gli esemplari presenti.
Occorre al più presto istituire una banca genetica del seme per salvaguardare alcune linee oramai estinte e questo non può esser fatto da privati.
Il numero dei cani presenti in Abruzzo è diventato molto basso rispetto agli scorsi anni.
Alcune tipologie di cani presenti in determinate zone della regione sono andate estinte.
Occorre coinvolgere la regione, le provincie e tutti i parchi ad un unico progetto comune in cui siano coinvolte anche la Forestale, lo zooprofilattico di Teramo e le Università.
I nostri cani Abruzzesi, al pari di orsi e lupi, rappresentano egregiamente la nostra regione ma a differenza di loro non rientrano in progetti finanziati dal ministero se non in minima parte.
È opportuno, quindi, fare in modo che questi cani siano trattati allo stesso modo delle specie protette per preservarli e tramandarli alle future generazioni.
In passato sono stati creati dei progetti legati ai nostri cani ma quasi tutti non hanno avuto una continuità nel tempo essendo stati affidati a persone che pur amando la razza non ne erano introdotti abbastanza nel mondo della pastorizia con il risultato che, finito il progetto, tutto è svanito nel nulla.
Occorre quindi creare una struttura stabile e duratura che possa servire da punto di riferimento per tutti coloro che operano con i nostri cani e per i vari studiosi che continuamente giungono in Abruzzo  a studiare i nostri cani.
E per questo motivo che Marco Petrella ha lanciato l'idea della realizzazione di un centro studi e visite sul cane Pastore Abruzzese mettendo a disposizioni il proprio casolare di Raiano che, per la sua collocazione lungo il Regio Tratturo ed in mezzo ai principali parchi della regione può essere un utile strumento di promozione della nostra regione e dei nostri parchi.

 
giovedì 8 Novembre 2007