I Pastori del Morrone e della Maiella

Oggi è un parco visitato dai turisti, un tempo era luogo di lavoro di decine di persone che tra enormi sacrifici cercavano di guadagnarsi da vivere. 
I pastori raggruppavano le loro pecore in gruppi chiamati "morre". Una "morra" di pecore aveva più di mille pecore e spesso era controllata da un solo pastore.
La guerra tra i vari clan era fortissima come pure quella tra gli animali selvatici in cui il lupo era il principale protagonista.
Ogni famiglia di pastore era legata quasi sempre ad altre e tra di loro erano soliti chiamarsi "Compari".
Il legame  era molto forte come lo era anche l'antipatia con determinati clan che generava frequentemente violente liti legate alla scarsa presenza di acqua ed alle particolari condizioni di vita a cui erano sottoposti.
Ogni Pastore aveva dei grossi cani bianchi che difendevano i loro padroni e le pecore dagli attacchi dei lupi.
I pastori raggruppavano le loro pecore negli stazzi e le pascolavano lungo i pascoli a loro assegnati.

Nella foto vediamo Costantino Cianfaglione mentre scendeva a valle con il prezioso carico di formaggio.
Ecco alcuni pastori sul colle delle vacche. Un asino e tre muli erano un ottimo mezzo di locomozione ma non tutti potevano permettersi un mulo.

Li riconoscete?
Un gruppo di pastori durante una riunione della opera pia. la foto è scattata di fronte alla chiesa della Madonna della neve a Pratola.
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Il prezioso concime.

Le donne in genere restavano a casa ma non per questo il loro lavoro era meno importante.
Provvedevano a gestire la famiglia ed ad amministrare le risorse che la pastorizia generava.
Le loro case erano dei piccoli negozi in cui si vendeva il formaggio e la ricotta.
Anche il letame era un bene prezioso  perché arricchiva la campagna di elementi utili alla crescita degli ortaggi e delle piante e per questo era molto ricercato dai contadini.
nella foto vediamo un gruppo di signore con i loro costumi tipici mentre si caricavano le ceste di letame da portare nei campi.
per fare questo si usavano delle ceste che una volta riempite venivano messe sulle teste delle signore.
Spesso le ceste erano molto pesanti eppure queste forti donne le portavano con estrema facilità.

I segnali di pericolo.

Spesso in montagna restava un solo pastore che doveva gestire un gran numero di pecore.
I pericoli ed i problemi che si presentavano erano tanti e per questo i pastori avevano escogitato dei sistemi che servivano a segnalare a valle eventuali problemi e quindi a chiedere rinforzi.
Questi segnali erano formati da fuochi accesi in determinati punti e visibili a valle.
Se un pastore accendeva un fuoco voleva dire che bisognava recuperare delle pecore che si erano perse; se ne accendeva due voleva dire che vi era un pastore ferito e che bisognava mandare subito aiuti.

 

La preparazione del formaggio.
il formaggio veniva preparato direttamente sullo stazzo e poi portato a valle con dei Muli.
nella due foto vediamo uno degli ultimi pastori del Morrone: Costantino Cianfaglione mentre produceva il formaggio.
La foto è stata scattata in località Vicenna sul Monte Morrone.
Una volta fatto il formaggio si scendeva a valle per venderlo.
......e poi si tornava in montagna.
Barbiere a domicilio
Capitava che delle volte si restava molto in montagna.
Un tempo erano tanti gli uomini che restavano in montagna ed allora il barbiere andava a ritrovare i suoi clienti.
nella foto vediamo Costantino Cianfaglione, un barbiere e sul cavallo Palmo Donadei (Buschett').
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