Animali uccisi nel Parco
Trovati morti degli Orsi nel PNA e nel Gran Sasso muoiono dopo una lotta un Lupo ed un Abruzzese.
Intanto a Roccacasale tornano i lupi ed uccidono quattro pecore.

di Marco Petrella

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Da diversi giorni le cronache locali Abruzzesi parlano dell'uccisione di alcuni Orsi tra cui il celebre Bernardo.
Si è trattato di un grave perdita per la nostra regione sia per l'esiguo numero di Orsi rimasti sia per l'affetto, malgrado le sue gesta, di cui Bernardo godeva in Abruzzo.
Ancor prima di conoscere i risultati delle autopsie i giornali e le tv hanno riportato la notizia dell'avvelenamento di questi animali creando un clima di forte antipatia verso la nostra regione  e verso i pastori e gli abitanti di quelle zone.
Io stesso ho ricevuto sgraditi commenti da parte di alcuni amici che erano rimasti indignati da questi atti.
in alcuni giornali si è parlato addirittura di atti di terrorismo ambientale.
Conoscendo la mia regione dico che un boccone avvelenato, sempre ammesso che sia stato quello, lo si può trovare dove stanno i tartufi e che questo non è destinato certo agli orsi ma ai cani dei possibili concorrenti.
Ma questi episodi non sono certo una peculiarità tutta Abruzzese essendo queste guerre, presenti in tutta Italia e spesso causate da persone non locali giunte in Abruzzo per trarvi profitto.

Per i pastori, quella decina di persone rimaste, una pecora uccisa da un lupo vale più di una viva e non si sognerebbero mai di uccidere quegli animali che gli fanno vendere tutto il formaggio che producono.
Non è giusto, quindi, accusare l'Abruzzo e gli Abruzzesi di queste morti: una mela marcia potrebbe anche esserci ma non è certo un solo individuo a poter offuscare i valori che da sempre caratterizzano le genti d'Abruzzo non per niente chiamato "Abruzzo Forte e Gentile".
Attendiamo, quindi, fiduciosi le indagini che sono certo dissolveranno le ombre cadute sulla nostra regione.
Ma ci sono anche fatti che testimoniano la vitalità delle nostre montagne.
A Roccacasale i lupi sono tornati all'attacco uccidendo 4 pecore e ferendone altre quattro.
a Tornimparte, nel parco del Gran Sasso, è accaduto un fatto molto toccante che testimonia della dedizione con cui i Pastori Abruzzesi difendono il loro gregge.
Un pastore, recatosi al mattino allo stazzo ha trovato il suo grosso pastore Abruzzese di ottanta chili morto.
a qualche metro giaceva la carcassa di un lupo anch'esso morto dopo una lotta che ha visto morire sfiniti sia il lupo che il cane.

Intanto l'aumento dei controlli ha fatto scoprire altri animali morti: cinghiali sopratutto.
Qualcuno si è accorto che l'ambiente selvaggio dei monti Abruzzesi a volte è causa di morte degli animali e forse avrà capito la lezione di Darwin: i deboli soccombono ed i più forti proseguono la specie.
Le cause ancora non si conoscono, quindi è ingiusto accusare i pastori o gli abitanti del luogo.
E' bene ricordare che in alcune zone lo scorso inverno si è fatto largo uso di cannoni spara neve e che questi hanno pesanti effetti collaterali.
Già nel 1990 una ricerca, finanziata dal ministero francese del turismo e dell'ambiente, aveva evidenziato nella neve artificiale la presenza di goccioline d'olio lubrificante, provenienti dalle macchine usate per produrla.
L'additivo usato per produrre la neve è lo snomax che si ottiene dalla coltura del batterio Pseudomonas syringae.
Secondo alcuni esperti questa proteina agirebbe da «brodo di coltura» per i batteri, che quindi si riprodurrebbero molto più in fretta del normale, col rischio di una pesante contaminazione ambientale.
Sarebbe interessante sapere, quindi, se vi fossero impianti da sci nelle vicinanze dei ritrovamenti di animali morti o se vi fossero ruscelli che originano da quelle zone.
Mi auguro che questa sia anche occasione per poter discutere sui provvedimenti migliori da prendere per evitare che fatti simili possano accadere.
I migliori provvedimenti non sono quelli legati alla repressione inviando in Abruzzo masse di "soldati" a scortare gli orsi.
Occorre fare in modo che gli abruzzesi possano beneficiare degli effetti positivi che indirettamente questi animali creano evitando, ovviamente, che l'eccesiva presenza di turisti in determinate zone possa provocare effetti indesiderati alla fauna ed alla flora e quindi non incorrere in fatti come quelli di questi giorni.
Ci sono molti comuni che hanno le potenzialità per poter risolvere le loro gravi crisi attraverso la riconversione dei loro centri storici, ancora intatti, in centri turistici ma che purtroppo non possono beneficiare dei contributi riservati ai parchi, perché in alcuni parchi si è fatta una perimetrazione che ha escluso molti centri storici di straordinaria bellezza, con il risultato che ora i comuni hanno si un parco nella parte montana del loro territorio ma se volessero attuare una politica legata alla valorizzazione di quelle zone, avrebbero grossi problemi nel reperire fondi per la riconversione dei centri storici in strutture ricettive e di riflesso, quindi, anche il parco non potrebbe decollare in quella zona.
Un esempio lampante è la valle Peligna attualmente in piena crisi occupazionale.
Se a Sulmona la presenza di una zona industriale riesce a dare un poco respiro in altri comuni la situazione è molto preoccupante.
Sulmona essendo il centro più grande ed avendo un peso politico maggiore riesce a concentrare su di se buona parte dei fondi elargiti attingendo anche a quelli destinati ai comuni della comunità montana di cui questo comune non fa parte e che dovrebbero servire, invece, a valorizzare i comuni e le aree che ne fanno parte.
Prendiamo Pratola come esempio: la delimitazione dei propri confini comunali la condanna ad avere spazi ristrettissimi essendo strangolata dagli altri comuni e quindi impossibilitata a crescere industrialmente.
Si trova però in una posizione strategica: girando a 360 gradi è in mezzo ai principali parchi della Regione:
a poche centinaia di metri in linea d'aria abbiamo i confini del parco Della Majella ed ad una decina di km si notano i restanti parchi: Il Gran Sasso, Il Parco Nazionale d'Abruzzo ed il Velino Sirente.
Pratola inoltre ha ancora delle zone di pregevolissimo valore storico perfettamente idonee a rappresentare degnamente un parco ma anche la regione intera: i rioni "dentro la terra" e "Schiavonia" sono rimasti pressoché intatti a quella che era la situazione di 500 anni fa.
Anche la principale "industria" del luogo, quella del vino, un tempo traino dell'economia di questo comune soffre di una grave crisi che attanaglia queste zone che potrebbe  essere risollevate in parte con un turismo ecologico.
Ma allora perché non spostare i confini del parco inglobando tutta Pratola?
Perchè non fare lo stesso con i comuni nelle stesse situazioni?
Non hanno uguale importanza in un parco anche i centri medievali?
Una soluzione che oltretutto non provocherebbe nemmeno grossi vincoli o disagi alla popolazione essendo nei parchi abruzzesi prevista la presenza di paesi e visto che la loro regolamentazione non è relegata ai parchi  ma ai sindaci stessi se si esclude autostrade e ferrovie che necessitano, come è giusto, di un parere anche da parte del parco.
Questo consentirebbe anche di valorizzare altre zone di notevole valore naturalistiche come le zone umide poste sotto Roccacasale e alcune grosse sorgenti come quelle dell'acqua chiara da sempre zone di sosta di innumerevoli specie volatili.
I lupi, questo lo hanno capito da un pezzo, e sul Morrone, la loro presenza è molto più alta in quelle zone che si trovano guarda caso fuori dai confini del parco.
Una politica di questo genere è stata attuata con successo nel parco Del Gran Sasso dove nella stesura del perimetro sono stati più lungimiranti e  con il risultato che oggi i comuni da Bussi a Santo Stefano Di Sessanio fino ad arrivare a Farindola hanno visto crescere il turismo proprio grazie al parco.
Allora perchè non scommettere sui parchi?
Forse la morte di Bernado ci potrebbe  insegnare qualcosa ed a lui potremmo esser grati anche per questo.

Marco Petrella

mercoledì 10 Ottobre 2007